Diario dal Campo

I nuovi campi spuntano. Tenuti ben nascosti ma al contempo davanti a tutti.

Il silenzio assenso, come il più peggiore dei mali, spalanca le porte alla violenza e al permissivismo.

Non vietare per permettere: la nuova strategia, la nuova arma degli assassini.

Fermi a guardare.
Gli aguzzini si preparano a sparare.





fosse (e) comuni

Veneto delle barriere, sindaco di Spresiano e il fosso anti-gay. “Il filo spinato costava troppo”

Riccardo Missiato, eletto nel marzo scorso, ha bloccato in questa maniera l'isola sul Piave dove avvengono gli incontri tra omosessuali

Veneto, regione di muri e barriere. Sì, perché dopo la contestata staccionata di via Anelli a Padova, ora arriva il fossato di Spresiano, un paese nei pressi di Treviso. L’idea è del sindacoRiccardo Missiato (lista civica appoggiato da una maggioranza di destra e di sinistra) che ha pensato di scavare un bel fossato lungo il Piave per evitare l’accesso ai litorali di motorini e macchine di omosessuali. Il fossato impedisce di sostare proprio nella zona in cui i gay usano andare per i propri incontri proibiti.

Il rapporto tra il primo cittadino e la comunità gay è da sempre piuttosto burrascoso. A luglio, pochi mesi dopo essere stato eletto, disse: “Via i gay dal Piave, sono malati e deviati dobbiamo scoprire dove sono e identificarli, e se sono clandestini devono venir espulsi”. Frase poi smentita.

Riccardo Missiato, classe 1950, sul Piave c’è nato. Con un titolo di studio da geometra e un passato democristiano, l’amministratore tecnico commerciale di strada ne ha fatta tanta. Sino a diventare primo cittadino con una lista civica, forte di 2.486 voti. Punti fondamentali della sua azione politica sono: qualità della vita, sicurezza e decoro. Parole cui sembra dare singolari interpretazioni.

Vinte le elezioni nel marzo 2010, infatti, la giunta individua come primo “problema” gli omosessuali e le prostitute che amoreggiano sul Fiume Sacro della Patria. Da qui la frase contestata sul fatto che l’omosessualità sia una malattia. Non è finita. Perché ai primi di agosto scatta l’operazione “Estate sicura”. Tradotto: utilizzare la polizia municipale come pattuglie per controllare le coppie gay. Infine il fosso: 80 cm di larghezza per 60 di profondità lungo il fiume tra Lovadina e Palanzon, per dire basta alle effusioni proibite.

Così, mentre nel resto d’Europa gli omosessuali acquisiscono nuovi diritti (primo fra tutti il riconoscimento delle nozze tra persone dello stesso sesso, persino nel cattolicissimo Portogallo), nel nostro Paese si assiste a fenomeni di altra tendenza. I gay, sulle pagine nazionali dei giornali ci vanno in occasione di “bonifiche” di spiagge (dove se due uomini se si baciano, disturbano e vanno cacciati) o nei casi di curiose politiche per il decoro urbano. Come nel caso di Spresiano e del suo sindaco anti-gay, che afferma: “Filo spinato e palizzata costavano troppo, così ecco l’intervento “ecologico”, con una ruspa a scavare una scolina per impedire l’accesso alle macchine”.

Il primo cittadino non sembra avere alcun dubbio sulla bontà del suo operato. Dalla sua parte ci sarebbe la stragrande maggioranza degli abitanti di Spresiano. Le ragioni di tanta sicurezza si basano su una posizione molto semplice: gli omosessuali “sono malati” e come spiegava qualche giorno fa Missiato “semplicemente non possono andare sul Piave e occupare uno spazio che è di tutti, dobbiamo rispettare la gente che vive nel suo territorio”. Quella del fosso non sarà, quindi, l’ultima iniziativa. La giunta ha già annunciato di essere pronta per una nuova ordinanza che permetta di multare con 500 euro i gay sorpresi ad amoreggiare.

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